Bolkestein, i “regali” passati di quelli bravi e l’immobilismo del presente

spiaggia falconara 4Come se la nostra povera Italia non avesse abbastanza nemici, o comunque sfere di interesse extraterritoriali pronte a venir qui per darsi al saccheggio, ci si mettono spesso anche i giudici ad agevolare propositi spiccatamente anti nazionali. Spesso sono i togati europei come nel caso delle bacchettate al carcere duro per i mafiosi, ritenuto inumano e degradante. Altre volte sono quelli nostrani come, ultima in ordine di arrivo arrivata da magistrati amministrativi, per la vicenda delle concessioni demaniali agli stabilimenti balneari. La famosa “Bolkestein”. Un regalo di quel “genio” (considerato tale da una determinata parte politica e determinati ambienti) di Romano Prodi.

Quello che tacciava di “sciocchezze” i timori di un’Europa dei banchieri, quello che favoleggiava che con la moneta unica si avrebbe avuto un’unitarietà anche economica (smentito dai fatti con Eurostat che vede il costo del lavoro a 44,7 euro/ora in Danimarca contro i 12,5 euro della Repubblica Slovacca), quello che “con l’Euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più”, nel 2006 fu presidente della Commissione Europea che licenziò la direttiva che da allora mette a repentaglio l’esistenza di un sistema nazionale,  quello turistico balneare, che crea ricchezza e lavoro a migliaia di famiglie. In nome della concorrenza e del libero mercato – sempre più concentrato nelle mani di pochi grandi oligarchie economiche e fondi sovrannazionali – si chiede all’Italia di concedere le proprie spiagge a vincitori di aste annuali. Passando un colpo di spugna su tutti gli investimenti effettuati dal settore in tutti questi anni e mettendo di fatto fuori gioco i balneari, vista l’impossibilità di competere con i colossi.

A dare attuazione a tale provvedimento fu, guarda caso, un altro “campione” dell’europeismo anti italiano: il governo dei Professori, guidato da Mario Monti, rimasto successivamente imbottigliato nel traffico delle proteste dei tassisti, dei balneari, degli esodati, eccetera. Il resto? Nella pochezza politica nazionale che abbiamo vissuto dal 2006 a oggi l’Italia è riuscita solo a prorogare queste aste. Per non affrontare la questione in sede europea si è preferito tergiversare. E quando la politica non decide, si alza in piedi la Magistratura.

Il Consiglio di Stato ha quindi inevitabilmente sancito che l’ultima proroga concessa ai balneari (al 2033) non è valida. Dal 2023 tutto dovrà andare all’asta. Il settore è giustamente preoccupato. In tutta Italia si contano oltre 7500 stabilimenti balneari che arrivano ad occupare in alta stagione più di 44mila lavoratori. La Politica a questo punto non può più rimandare. Tocca alla politica nazionale prendere la strada di Bruxelles e proteggere un comparto non secondario ma parte integrante di quell’Italian Lifestyle fatto anche di accoglienza, ambiente, agroalimentare di qualità, ristorazione, storia e cultura che il mondo ci invidia e che contribuisce al 25% del Pil nazionale. 

Ultimi Articoli