Ex Montedison, andiamo avanti per restituire una fetta di territorio alla città

montedisonIl progetto di recupero dell'area ex Montedison ha segnato nel consiglio comunale di quest'ultima settimana un nuovo passaggio decisivo per le sorti di un'area altamente inquinata e degradata per la quale, da anni, mi sono impegnato in prima persona. Area, lo ricordo, privata. Non di proprietà comunale sulla quale l'Ente, avendo un po' di risorse, avrebbe potuto investire e decidere. L'investimento è totalmente a carico del privato e a noi, Comune, spetta il compito di rendere possibile il recupero attraverso gli strumenti urbanistici e alcuni paletti che abbiamo ritenuto essenziali. Primo su tutti, la bonifica del sito inquinato (sempre a carico del privato, ovvio).

Il consiglio comunale ha approvato l'adozione definitiva della variante urbanistica. La stessa ora dovrà andare all'esame della Provincia ma, soliti tempi biblici a parte, non si aspettiamo ulteriori inciampi. Quel che dispiace è il non essere riusciti a trovare unità d'intenti da parte di tutto il consiglio comunale. L'atto è infatti passato a maggioranza e le obiezioni riscontrate da parte di alcuni gruppi di opposizione danno il metro sullo scadimento politico della nostra povera Italia nella quale non si dibatte ma si tifa, non si accompagna un processo ma si cavalca l'onda sperando nel consenso immediato e mai – o quasi mai – immaginando con lungimiranza un futuro.

Breve (si fa per dire) storia triste dell'ex Montedison
  • Nata Montecatini, poi diventata Montedison l'azienda risulta chiusa dal 1988.
  • L'ultimo operaio, finite le varie operazioni di trasloco, ha serrato i cancelli a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio.
  • Il terreno è apparso subito molto inquinato. Nel 2001 sono state tolte le coperture in eternit.
  • Nel 2003 i Comuni di Falconara (giunta Carletti, centrosinistra) e di Montemarciano (giunta Cingolani, centrosinistra) hanno iniziato a dialogare sul futuro urbanistico, ambientale ed economico dell'intera zona. Si firmò all'epoca un Protocollo d'intesa che impegnava i due Comuni a collaborare su questi fronti. Il Prg di Falconara indicò tutta la zona, anche quella a monte della statale Adriatica, come Apu (Area progetto unitario). Il Comune fece anche altro. Checché ne dicesse in campagna elettorale il candidato sindaco del Pd, Marco Luchetti, il Comune (guidato dal suo centrosinistra) chiese come compensazioni rispetto alla terza corsia, il nuovo casello di Montemarciano. Che infatti, nonostante la dicitura, è stato realizzato in territorio falconarese.
  • Il recupero si è bloccato per un decennio perché le varie parti in causa non hanno mai trovato un accordo. La proprietà aveva un progetto che cozzava con il vincolo della Soprintendenza che, nel 2004, aveva dichiarato l'area un esempio di archeologia industriale.
  • Nel 2013 è stato presentato un nuovo progetto che l'anno successivo, 2014, ha trovato l'ok di massima della Soprintendenza. È a qui che riparte la storia, interrotta per troppi anni.

Se 28 anni vi sembrano pochi
Quando è stata fermata la produzione di concimi alla Montedison c'era ancora il Muro di Berlino. C'erano Reagan alla Casa Bianca e De Mita a Palazzo Chigi. Ayrton Senna correva e vinceva il campionato di Formula 1. Arrigo Sacchi iniziava il ciclo vincente del Milan e l'Ancona tornava in Serie B dopo 37 anni di assenza. Il mondo è cambiato tanto negli ultimi 28 anni. L'ex Montedison è rimasta immutata. Semmai si sono aggiunti degrado e invasioni di senza tetto.

Ora abbiamo l'occasione di restituire alla cittadinanza una porzione di città che oggi è terra di nessuno. Davvero non riesco a capire perché da parte di alcuni gruppi politici ci sia tutta questa resistenza. O meglio, la immagino legata al dover dire no a prescindere e al giocare all'attacco per i motivi che vi ho scritto in premessa ma tutto questo non fa parte del mio modo di interpretare la politica. 
Ha senso dire no perché “terreno è inquinato” quando il primo passo, obbligatorio, è proprio la bonifica del sito, seguita direttamente dal Ministero dell'Ambiente e dall'Università Politecnica delle Marche? Ha senso fare i paladini della sicurezza e non capire che togliere dal degrado quella zona significa anche evitare che le vecchie costruzioni restino ricettacolo di senza fissa dimora, di affari poco chiari e di ulteriore rovina dell'esistente? Ha senso parlare di “colata di cemento” quando ogni progetto che ci è stato presentato parla di recupero delle volumetrie esistenti? Capisco la critica se si fosse costruito su un terreno vergine ma qui abbiamo già costruzioni che vanno recuperate. Ha senso infine profetizzare il disastro per le imprese economiche quando le stesse potrebbero avere la possibilità, attraverso il necessario dialogo con le associazioni di categoria, di partecipare alla realizzazione del complesso e di accedere a canoni agevolati per raddoppiare i propri punti vendita o, se ritengono, spostare l'attività in una zona più congeniale ai loro affari?

Resta l'amaro in bocca perché credo che per progetti fondamentali dovrebbe esserci unità di intenti tra forze politiche. Ovvio è più facile soffiare sulla protesta che argomentare le possibilità. Più facile star fermi e lamentarsi dell'esistente piuttosto che agire e provare a trasformare in degrado in possibilità. Che è un po' quello che stiamo vedendo in questi giorni, a livello nazionale, sulla questione Tap in Puglia. Con i 5 Stelle che ora, con RESPONSABILITÀ di governo, si accorgono che l'opera serve per approvvigionare di energia il Paese e si ritrovano contro tutti quei cittadini che in precedenza avevano aizzato sul fronte del No. È più difficile, certo, argomentare. Ma alla lunga la coerenza paga. Questo provetto è di importanza capitale per il nostro territorio ed è stata riconosciuta come “esperienza pilota della pianificazione concertata e compartecipata tra Comuni confinanti su un ambito di influenza territoriale a scala intercomunale. Un esempio di valorizzazione dell'efficacia strategica del processo valutativo (VAS) a fronte del riconoscimento di aspetti ambientali e di ambiti territoriali la cui influenza non può essere relegata all'interno dei ristretti confini amministrativi comunali".

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