Basta giustificazioni e sciocchezze: sul gestore unico dei rifiuti la bocciatura del Tar è sonora, non recuperabile e costerà ai cittadini

Basta giustificazioni e sciocchezze: sul gestore unico dei rifiuti la bocciatura del Tar è sonora, non recuperabile e costerà ai cittadini

tre scimmietteIl pasticcio sul gestore unico dei rifiuti, stoppato dal Tar nei giorni scorsi, sta generando uno strascico di dichiarazioni sulle quali ci sarebbe da sorridere se non ci fossero di mezzo i soldi dei cittadini. Sul punto il sottoscritto, come per altro il Comune di Falconara in sede di Ata, si è già espresso in tempi non sospetti. Non contrario a priori ad un affidamento a una partecipata 100% pubblica sostenevo e sostengo (leggasi qui il post precedente) che sarebbe sempre opportuno avviare una gara d'appalto aperta ai privati. Se non altro per confrontare i costi, i servizi aggiuntivi, le possibili condizioni migliorative che possono nascere dal mercato. Che non è, badate, il bene assoluto. Ma nemmeno un demonio innominabile. Sta al pubblico, poi, sempre, il compito di vigilare attentamente su quanto stabilito nel contratto di servizio e revocare l'appalto in caso di inadempienze. Come è finita è noto. Il no falconarese a un affidamento in house a Multiservizi, insieme a Jesi, Fabriano, Monsano e Belvedere Ostrense, è stato battuto dalla maggioranza dei Comuni, Ancona e sindaco Valeria Mancinelli in testa. I privati, la nostra Marche Multiservizi (mista pubblico/privata) e Rieco, hanno quindi presentato un ricorso al Tar che, accolto, ha bocciato l'affidamento.

Quel che stupisce ora non è tanto il risultato ma le argomentazioni che i promotori del Sì (Ancona, Osimo e numerosi comuni a guida Pd) portano per giustificare la sconfitta. Il sindaco dorico Mancinelli, ad esempio, parla di progetto "facilmente emendabile", la Provincia di Ancona, guidata da Liana Serrani di possibilità di "correggere il tiro sulle questioni indicate nella sentenza del Tar", mentre il primo cittadino di Osimo, Simone Pugnaloni è dell'idea che basterà consultare i legali dell'Ata per trovare una soluzione "in tempi rapidi". L'unico dem fuori dal coro, parecchio defilato, pare essere il sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi che sta valutando l'idea di non attendere i tempi di un eventuale appello al Consiglio di Stato facendosi una gara a sé per il proprio comune. Questo perché, a meno di ipotetici ordini di scuderia, non è un fesso. Sa bene che la partita, per come è stata impostata, è finita. Tant'è che anche noi, a Falconara, ci stiamo chiedendo se attendere un'improbabile via d'uscita o se provvedere alla tanto agognata gara che ci vedrebbe togliere quella maglia nera della tassazione più alta della provincia, causata da un contratto capestro decennale sottoscritto dal centrosinistra prima del nostro arrivo.

Per capire l'impossibilità di procedere con l'affidamento diretto a Multiservizi e bollare le dichiarazioni sopra riportate e quelle venture basta dare una letta alla sentenza del Tribunale amministrativo. O in alternativa, leggersi l'esauriente articolo scritto da Lorenzo Sconocchini sul Corriere Adriatico di mercoledì 17 gennaio. Il quale spiega, esaurientemente, che la bocciatura non riguarda l'affidamento in house come istituto ma, soprattutto, i soggetti ai quali si voleva affidare il servizio: Multiservizi e Econfon. Entrambe non hanno i requisiti. La prima perché con le sue partecipazioni nei campi dell'energia (Edma, Edma reti gas, Estra Energie, Prometeo, eccetera) ricava fatturati da attività non affidate dai soci. La seconda perché considerata il paravento che nasconde l'osimana Astea, in parte partecipata dai privati. La curiosità, al momento, è capire quali emendamenti presenterà l'Ata per tornare alla carica: l'unico che mi viene in mente è quello di cambiare affidatario e trovarne uno adeguato. Ma chi glielo andrà a dire a Multiservizi che già pregustava un appalto da 1 miliardo di euro, affidato senza competitori fino al 2031? Altra balla che gira è che le spese per i contenziosi – in primo grado compensate tra le parti – non ricadranno sui cittadini. La verità è che non ricadranno sulle casse comunali ma, ad ogni modo, l'Ata dovrà pagare e il suo bilancio proviene (indovinate un po') dalla tasche dei cittadini che pagano le utenze.

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