Raffineria al bivio, è tempo di responsabilità

raffineria apiL'ipotizzata vendita del Gruppo Api, compresa la nostra Raffineria, ha innescato in queste settimane un dibattito che richiama tutti al dovere di dare un segnale politico forte, un’assunzione di responsabilità collettiva per le possibili ricadute che esso, in caso si concretizzi, avrà e un appello, quanto più unitario, alla visione di prospettiva.


Ad oggi non sappiamo se questa transizione ad altra proprietà andrà in porto ma bene ha fatto il sindaco Signorini ad avviare canali di comunicazione trasparenti con l’azienda e con le rsu per poi riferire ai cittadini.​ Altrettanto bene ha fatto la maggioranza a portare il dibattito in Consiglio Comunale. Da parte mia, come consigliere comunale, l’invito che faccio a tutti i colleghi è quello di vigilare, sollecitare e, nei limiti dei nostri poteri e delle nostre competenze, anche proporre senza fare sconti agli attuali o ai nuovi proprietari. Mai abbassare la guardia, oggi, come nel futuro.

Un ruolo che, bonificato da quegli atteggiamenti di interesse elettoralistico per compiacere questa o l’altra ​consorteria, dovrà essere assunto sia dai consiglieri di maggioranza che da quelli di minoranza, dai cittadini, dalle associazioni e ai movimenti di opinione, dalle realtà economiche e culturali che si muovono su questo territorio.

Tutto ciò può rappresentare una svolta strategica per Falconara, per la Regione Marche e, permettetemi di dire, per l’intero sistema energetico nazionale. Una svolta positiva o negativa? Mi ripeto: vigilare, sollecitare, proporre. Ecco perché dobbiamo affrontare questo tema con la massima serietà, senza cedere né a semplificazioni né a scorciatoie.

​Non ci si nasconda dietro al concetto, troppo spesso abusato, che il libero mercato si autoregolamenta. Stiamo parliamo di una delle più importanti raffinerie del Paese, a cui si lega una rete distributiva capillare, la IP, che copre una fetta significativa del mercato italiano dei carburanti. Il loro eventuale passaggio a nuovi soggetti – nazionali o stranieri – non può essere trattato come un fatto esclusivamente privato. L’interesse pubblico è in gioco, in termini di occupazione, fiscalità, concorrenza, sicurezza nazionale e transizione energetica.

Non lo dico solo da consigliere comunale, ma da cittadino che vive in questo territorio, che conosce il peso della sua storia industriale e la fragilità dei suoi equilibri. È evidente che le ricadute occupazionali di una vendita senza garanzie sarebbero devastanti: parliamo di circa 400 di lavoratori diretti, migliaia considerando l’indotto, la logistica, i fornitori.

Qualsiasi passaggio di proprietà dovrà essere condizionato. I punti vincolanti sono il mantenimento dei livelli occupazionali, tutele vincolanti e pluriennali che mettano al riparo dal rischio di ristrutturazioni, tagli e delocalizzazioni, investimenti in sicurezza degli impianti, nel controllo delle emissioni, nella trasparenza dei dati, una graduale riconversione in un polo energetico meno impattante ma ancora strategico per l’Italia, soprattutto oggi, in un contesto geopolitico internazionale instabile. Cedere queste risorse senza una visione industriale e ambientale condivisa equivale a indebolire il Paese.

La partita è complessa, certo. Ma non abbiamo scelta. Il futuro di Falconara si gioca anche – e soprattutto – adesso. Non possiamo più accontentarci del profitto a breve termine. Lo dico anche al mondo imprenditoriale: il legittimo utile di un’azienda non può e non deve essere scollegato dal benessere della comunità in cui opera. È questo il nostro dovere: non per ideologia, ma per giustizia.

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