Api in vendita e la politica che fa? Occhio alla sicurezza nazionale raffineria apiLa cessione del gruppo API-IP, comprensiva della raffineria di Falconara Marittima, alla compagnia di Stato dell' Azerbaigian, Socar non può essere ridotta - come qualcuno

Api in vendita e la politica che fa? Occhio alla sicurezza nazionale

raffineria apiLa cessione del gruppo API-IP, comprensiva della raffineria di Falconara Marittima, alla compagnia di Stato dell' Azerbaigian, Socar non può essere ridotta - come qualcuno si è affrettato a dare come rassicurazione - a una normale operazione industriale. È una decisione che tocca da vicino la vita economica, sociale e ambientale di un intero territorio, oltre a sollevare interrogativi di interesse nazionale. Il mio non è un allarme infondato ma un invito alle Istituzioni, cittadine, regionali e nazionali a non rimanere spettatrici di un passaggio che rischia di ridisegnare l’identità produttiva e urbana della città. Falconara convive da decenni con la presenza della raffineria. È una realtà che ha garantito occupazione e ricchezza, ma anche un peso enorme sulla pianificazione del territorio, sull’ambiente e sulla qualità della vita dei cittadini. Oggi non possiamo permetterci che una vendita di questa portata avvenga senza chiarezza sui progetti futuri. La città ha diritto di sapere quale sarà il destino dell’area industriale, quali garanzie avranno i lavoratori e quale rapporto intende instaurare Socar con il territorio”. La raffineria API rappresenta, per Falconara, circa 400 posti di lavoro diretti e un migliaio nell’indotto, una filiera che coinvolge trasporti, logistica e servizi. Una realtà che vale un terzo dei traffici marittimi del porto di Ancona. Ma a Falconara la questione va oltre l’occupazione: riguarda la trasformazione di un’area strategica per il futuro assetto urbano. Da anni si discute di riconversione nel segno dell'efficientamento energetico, delle nuove tecnologie e di un diverso equilibrio tra industria, porto e spazi civili.

Noi, come maggioranza al governo di questo territorio, abbiamo sempre chiesto che ogni passaggio societario venga accompagnato da un confronto vero. Il Comune, la Regione e il Governo devono sedersi a un tavolo insieme all’azienda per capire se parliamo di continuità industriale o di una progressiva dismissione. Perché in entrambi i casi le ricadute per Falconara sarebbero enormi: sulla pianificazione urbanistica, sull’ambiente, sulla salute pubblica e sull’economia locale. La vendita alla compagnia controllata dallo Stato dell’Azerbaigian, introduce inoltre un tema geopolitico non secondario. L’Italia, che già importa una quota crescente di gas azero attraverso il TAP, si lega ulteriormente a un partner estero che non risponde a logiche di mercato ma a strategie di governo. Non si tratta di chiudersi al mondo ma di pretendere trasparenza e tutela. La raffineria di Falconara non è un capannone qualunque: è un’infrastruttura che incide sulla sicurezza energetica del Paese e sul destino urbanistico di un’intera città. Non possiamo scoprire a posteriori che i piani industriali prevedono ridimensionamenti o riconversioni non concordate. Chiediamo che lo Stato eserciti pienamente le sue prerogative di controllo e vigilanza, anche attraverso il golden power, e che il Comune sia parte attiva di questo percorso. Per Falconara, insomma, la cessione di Api non è solo una questione di azionisti o di bilanci, ma una partita che riguarda il futuro del territorio: il lavoro, l’ambiente e la possibilità di immaginare una nuova stagione di sviluppo sostenibile. Quale città ospitante abbiamo il dovere di alzare la mano e il diritto di essere presenti a questi tavoli che, ridisegnando il futuro industriale dell'azienda, avranno comunque un impatto con la città. Occorre equilibrio e non possiamo accettare è che tutto questo venga deciso altrove, senza la voce dei cittadini e delle istituzioni locali.

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