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Arretramento, il Ministro nelle Marche ma solo per il "privé" di Ricci al Caterraduno
C’era una volta la Festa dell’Unità dove, la politica in vacanza dal Palazzo, il dibattito si spostava tra un menu fisso e un ballo liscio. Oggi, nell’era dei partiti post ideologici a qualche nostalgico non sembrerà vero ciò che si configurerà il primo luglio nelle Marche quando il ministro alle Infrastrutture, Enrico Giovannini, sarà ospite del Caterraduno 2022 organizzato nella Pesaro del sindaco Ricci dopo l’addio a brutto muso a Senigallia passata nel frattempo al brutto-sporco-cattivo di centrodestra Olivetti. Chiariamo subito: Giovannini, formalmente un indipendente, un tecnico, ma di chiara appartenenza all’area dem, può decidere di passare l’estate dove meglio crede e incontrare chiunque voglia.
Non può passare inosservato, tuttavia, la presenza del Ministro con tutto il peso del suo dicastero in quella Pesaro che punta all’arretramento ferroviario in solitaria (al più concede una sponda a Fano) alla corte di quel Ricci messo all’indice da tutti gli altri sindaci della costa marchigiana non più tardi di due mesi fa. Si disse, a voce unica da Marotta fino a San Benedetto del Tronto, che il progetto di arretramento doveva valere per tutti. La stessa Regione Marche ha chiesto a Rfi di prevedere l’opera sull’intero tracciato e a parte un “ci stiamo ragionando” del commissario straordinario per il raddoppio della Orte-Falconara non ci sono stati altri riscontri. E ora? L’assenza di notizie è sempre molto sospetta in questi casi.
Lo scellerato progetto del Muro sul Mare, messo in ghiacciaia ma mai stracciato, potrebbe far la sua ricomparsa con l’incremento del traffico merci (hanno calcolato un convoglio ogni 8 minuti ogni giorno) sulla linea Adriatica. I “ci stiamo ragionando” non bastano. L’arrivo di Giovannini a Pesaro, fatte tutte queste premesse, politicamente pesa come un macigno. Non può e non deve passare inosservato. Dovrebbero, sindaci e regione, scrivere al Ministro per chiedergli un incontro dove far valere le ragioni di tutto un territorio che non è, fino a prova contraria, limitato a Pesaro e (per grazia ricevuta) Fano. In una recente interrogazione parlamentare Giovannini ha detto che avrebbe incontrato tecnici della Regione e territori. Magari adesso che viene nelle Marche è l’occasione buona per dar seguito a quanto verbalizzato in aula.
Non può passare inosservato, tuttavia, la presenza del Ministro con tutto il peso del suo dicastero in quella Pesaro che punta all’arretramento ferroviario in solitaria (al più concede una sponda a Fano) alla corte di quel Ricci messo all’indice da tutti gli altri sindaci della costa marchigiana non più tardi di due mesi fa. Si disse, a voce unica da Marotta fino a San Benedetto del Tronto, che il progetto di arretramento doveva valere per tutti. La stessa Regione Marche ha chiesto a Rfi di prevedere l’opera sull’intero tracciato e a parte un “ci stiamo ragionando” del commissario straordinario per il raddoppio della Orte-Falconara non ci sono stati altri riscontri. E ora? L’assenza di notizie è sempre molto sospetta in questi casi.
Lo scellerato progetto del Muro sul Mare, messo in ghiacciaia ma mai stracciato, potrebbe far la sua ricomparsa con l’incremento del traffico merci (hanno calcolato un convoglio ogni 8 minuti ogni giorno) sulla linea Adriatica. I “ci stiamo ragionando” non bastano. L’arrivo di Giovannini a Pesaro, fatte tutte queste premesse, politicamente pesa come un macigno. Non può e non deve passare inosservato. Dovrebbero, sindaci e regione, scrivere al Ministro per chiedergli un incontro dove far valere le ragioni di tutto un territorio che non è, fino a prova contraria, limitato a Pesaro e (per grazia ricevuta) Fano. In una recente interrogazione parlamentare Giovannini ha detto che avrebbe incontrato tecnici della Regione e territori. Magari adesso che viene nelle Marche è l’occasione buona per dar seguito a quanto verbalizzato in aula.
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L’operazione Lidl ha riqualificato il quartiere e dato lavoro: un esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato
Molto si è discusso, sulla carta stampata e sui social, dell’operazione Lidl con il trasferimento della struttura di vendita dalle porte di Castelferretti al quartiere Stadio in un’area che, secondo l’imprenditore, era più adeguata alle esigenze della sua attività. Vale la pena offrire alcuni chiarimenti, inquadrando la realizzazione nella sua giusta dimensione. Parliamo di una zona dove transitano non meno di 34/35 mila mezzi mobili nelle 24 ore (solo contando la direzione Falconara-Castelferretti), pur essendo vietata la circolazione ai mezzi pesanti. Con, nella situazione originaria, ben due ex opifici da tempo abbandonati. Qui il privato, proprietario dell’area, ha presentato, nei tempi antecedenti, un suo progetto in funzione della delocalizzazione della struttura, da quella attuale verso un sito, più prossimo al centro abitato, ritenuto più adeguato dal punto di vista commerciale. La legge consente una tale richiesta, previo in questo caso di cambio d’uso da produttivo, ormai in disuso e parzialmente abbandonato, a commerciale distributivo. La deroga alla previgente destinazione urbanistica è possibile a condizione che sia individuato e soddisfatto un sostanziale interesse pubblico, identificato nella stessa zona oggetto dell’intervento e previa devoluzione di un adeguato contributo straordinario, da parte dell’imprenditore, che si aggiunge agli ordinari oneri di urbanizzazione e costi di costruzione.(Art.14 Dpr 380/2001). Tale deroga deve essere suggellata da apposita approvazione da parte del Consiglio Comunale. E così è stato. L’interesse pubblico è stato identificato nella possibilità di regolare finalmente l’enorme traffico veicolare cui soggiace da anni la direttrice Via Marconi/Via Baldelli e l’intero Quartiere Case UNRRA/Stadio, teatro nel tempo di ripetuti gravi, gravissimi, incidenti stradali. In sostanza si concede il cambio d’uso, se si ottiene un netto miglioramento della circolazione, indipendenza dei flussi di traffico, aumento sensibile della sicurezza per i mezzi e incolumità delle persone.
Questa situazione è solo un esempio di un’azione che risponde all’esigenza di riqualificare la città per punti strategici. Da più parti si dice che la città ha bisogno di rinnovarsi, di darsi un’identità che unisca. Di ritrovare se stessa. Non posso disconoscere che c’è del vero in simili affermazioni anche se ci sarebbe da discutere a lungo, tra passato e futuro, sui veri volti di un territorio che è sempre stato sfaccettato, complesso, quasi un “comune diffuso” o un’Unione di Comuni ante litteram con i suoi 4 castelli, le sue divisioni, le sue diversità. Non è questa la sede. Vi basti l’ovvio impegno anche da parte della Amministrazione al raggiungimento di questo obiettivo: una rinnovata Falconara. Molto si fa e si è fatto. Nessuno lo può disconoscere. Tuttavia non è mai abbastanza e tutto è, sempre, migliorabile. Va, però, detto che una vera, costante, linea di tendenza in un tale processo ha bisogno di una ritrovata unità e sostegno tra tutte forze, politiche, imprenditoriali e culturali. Solo una azione corale può fornire l’energia sufficiente per migliorarsi, in tutti i campi. Mi curo da tempo del governo del territorio. Un tempo un tale impegno si declinava nella nozione di diritto “urbanistico”. Oggi si tiene conto “sia delle potenzialità edificatorie dei suoli, dei valori ambientali e paesistici, delle esigenze della salute degli abitanti, sia delle esigenze economiche-sociali della comunità e del modello di sviluppo che si intende promuovere ai luoghi stessi”, come scrive il Consiglio di Stato in una sentenza del 2012 per non parlare del riconoscimento sancito dalla revisione del Titolo V della Costituzione, con la sostituzione, appunto, del termine “governo del territorio” a quello precedentemente usato di “urbanistica”.
E il Lidl che c’entra? Ora ci arrivo. Di che parliamo? E, soprattutto, che fare? Come si procede? Facile a dirsi, un po’ meno facile a realizzarsi, nel concreto. Si può partire da una revisione complessiva del Piano Regolatore, da un diverso generale approccio che sia meno dirigistico e parcellizzato e che dia più spazio all’interpretazione degli enti locali e alla partecipazione dei cittadini, non solo degli addetti ai lavori; magari introducendo più creatività, in aderenza alla realtà contemporanea, che è in continua dinamica evoluzione. Si è, però, consapevoli che una tale scelta, a mio avviso virtuosa e lungimirante, contempla realisticamente un percorso lungo, aspro e costoso. Oltre ad avere necessità di una Legge Regionale di riferimento che detti i principi e gli indirizzi più generali. Ma è possibile, nel durante, fare egualmente dei passi in avanti, piccoli, ma concreti. Si possono attuare, nella prassi, interventi specifici dalle condizioni date, utilizzando, per progetti circostanziati e istanze singole, gli strumenti legislativi ed amministrativi di cui già, legittimamente, si dispone. È sufficiente saperli utilizzare, cogliendo in itinere le diverse occasioni. Certamente un tale modo di procedere, per certi versi anche empirico, si espone, per sua natura, a possibili errori, fraintendimenti e inevitabili discussioni.
Tutti pretendiamo di avere la ricetta giusta, a volte può essere anche la più adeguata, ma non sempre. Come è naturale. Tutto può andar bene, purché si combatta la staticità e l’invasiva burocratizzazione che rischia di bloccare qualsiasi iniziativa o buona intenzione. A Falconara Marittima ci stiamo provando. Pena l’impotenza e la rassegnazione a non cambiare nulla. La città non può perdere tempo e ha estremo bisogno di una pluralità di iniziative e di un rinnovato fervore di idee e di investimenti. Per chiarire. Niente nuove edificazioni o rinnovata inurbazione in un territorio, ristretto, già pesantemente compromesso ed eccessivamente abitato. Al contrario maggiore qualità, interventi mirati, semplificazioni burocratiche, professionalità ancora più accentuata. Solo alcuni esempi tra realizzati, realizzandi o in fase di progettazione (certamente non è un elenco esaustivo):
- Il Restyling e il Rilancio del “Balcone del Golfo” affacciato al mare, nella Città Alta. Vera perla riconosciuta del nostro paesaggio;
- Il Riconoscimento del Valore Storico della Marina, cuore pulsante della città, di cui è imminente il varo del Piano Attuativo di iniziativa Pubblica, in omaggio alla Variante già approvata, che offrirà una serie di opportunità per chi, privati o enti pubblici, volesse investire, per dare decoro e vitalità al centro cittadino;
- Il rifacimento del manto stradale lungo la Flaminia, dal confine con Ancona, e tutta la direttrice fino al centro storico di Castelferretti; da tempo aspettato e in via di completamento, con il sostegno prezioso della Regione;
- Il Progetto, che si sta portando avanti attraverso un Protocollo d’intesa e relativi impegni finanziari con le Ferrovie, per ridare forma e razionalità alla viabilità, collegando via del Consorzio con la SS16, in modo di alleggerire la città dal traffico commerciale;
- La Bonifica della ex Montedison, all’esame del Ministero della Transizione Ecologica, per ridare nuova vita, in chiave moderna e di sostenibilità ecologica all’antico sito Produttivo.
Il Lidl è solo l’ultimo in ordine di tempo. Tutti gli interventi sono protesi e coordinati fra loro, a ridare un nuovo volto alla città, a riqualificarla per punti strategici, tesi a darle efficienza e maggiore razionalità. Sicuramente occorre continuare, con costanza e determinazione, senza smarrire il filo conduttore dell’insieme e della organicità degli interventi. Si è agito a per raggiungere una chiara riqualificazione di un settore importante del territorio cittadino, in termini di risanamento e di maggior decoro urbano. In zona, nel tempo, erano stati adottati altri accorgimento come il potenziamento dell’illuminazione, idonei attraversamenti pedonali, semafori e dissuasori di vario tipo, ma mai sono risultati veramente incisivi. Oggi, l’ottima rotatoria realizzata induce a moderare la velocità, i sensi unici obbligati rendono indipendenti i flussi i traffico in ambedue le direzioni, scontando solo una lieve perdita di tempo per l’allungamento della percorrenza, ma guadagnando in sicurezza e tranquillità di guida. A completamento è stato inserito un nuovo semaforo temporizzato, nella parte più urbanizzata del quartiere, che rende il tutto più fluido, con la possibilità per l’attraversamento da parte dei pedoni, anche non vedenti con chiamata diretta. In aggiunta sono stati piantati in loco oltre 220 essenze arboree e il parcheggio commerciale sarà disponibile liberamente nelle 24 ore. A fronte di tutti questi aspetti, sicuramente positivi, e su tutti la riqualificazione di un’area da tempo degradata, la polemica (per carità sempre utile e positiva) si è fossilizzata sull’apposizione di un new jersey spartitraffico.
È come dire: “Indico la Luna e guardo il dito!” La sua funzione era proprio quella di rendere possibile e certa la canalizzazione e la indipendenza dei flussi di traffico nei due sensi di marcia. Qualcuno dimentica che ogni nuova realizzazione va sperimentata sul terreno, alla luce di verifiche e di poter apporre proprio eventuali correttivi. Ci sembra un modo di procedere corretto, serio, sulla base della esperienza e del buon senso. L’Amministrazione ha, infatti, successivamente deciso, per fluidificare ancor più le correnti di traffico, anche in casi di improvvise emergenze, di affidarsi al senso di autodisciplina dell’utente automobilista, rimuovendo lo spartitraffico, per sostituirlo con l’apposizione di una doppia linea centrale lungo tutto il fronte fra le due rotatorie, con divieto di inversione e di attraversamento, come da Codice della Strada. In sostanza sarà l’automobilista, con il suo comportamento, a decretare la bontà della scelta effettuata. Ci auguriamo di non dover ritornare su tale decisione. Lo deciderà la sostanziale assenza di incidenti nell’immediato futuro. Per l’Amministrazione Comunale la sicurezza stradale rimane un bene primario da salvaguardare. A prescindere e in ogni caso. Ma c’è dell’altro su cui vale la pena documentarsi ed accendere l’attenzione. Indubbiamente l’intera operazione compendia una chiara e decisiva riqualificazione di una vasta area, da tempo degradata. A tale obiettivo ha contribuito più di un soggetto, non solo identificabile nei funzionari e tecnici comunali e la Polizia Urbana, per le necessarie autorizzazioni e procedure amministrative, ma anche più professionisti privati, imprese, per lo più artigiane, specializzate nelle costruzioni, movimento terra, giardinaggio e in altre tecnologie, oltre a manodopera specializzata lungo oltre 12 mesi. Dalle notizie che abbiamo ci segnalano l’intervento di più di 10 imprese private, per un impegno pressoché continuativo di circa 100 operatori specializzati, per un numero complessivo di 1.200 ore/lavoro per addetto. L’investimento si aggira complessivamente attorno agli 8 milioni di euro. Un bel risultato, credo, per l’occupazione, a tutto vantaggio del Pil del territorio. E non finirà certamente a questi dati per l’allestimento di altri esercizi in itinere. La spesa per l’Ente Pubblico è stata, di fatto, inesistente, al netto dell’impegno degli Uffici comunali preposti. Una sinergia virtuosa tra Pubblico e Privato! E’ quello che, a mio avviso, ci vuole per far rinascere il Paese dalle sabbie mobili in cui da troppo tempo rischia di sprofondare. Tutto ciò semplicemente utilizzando gli strumenti e le opportunità edilizie/urbanistiche che la legge stessa legittimamente offre.
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Torno a parlare di Bolkestein per l’unica iniziativa degna di senso che ho visto in tutti questi anni. Mi riferisco alla Regione Marche che pone la questione “politica” sulla contestata direttiva che rischia di far scomparire il settore balneare turistico – vero motore del Paese – fatto di spiagge, di accoglienza che dà lavoro a migliaia di famiglie nel nome di un libero mercato buono solo per le fasce alte e altissime dell’economia, distruttivo per quelle inferiori, per nulla furbo, checché se ne dica, per l’Italia. Fu decisione politica approvarlo in Europa (scelta suicida per l’Italia, visto che a presiedere la Commissione c’era quel Romano Prodi che qualcuno 7 anni fa ha pure provato a far diventare Presidente della Repubblica, Dio ce ne scampi), fu decisione politica quella di recepire la direttiva qualche anno dopo.
Sarà anche questa volta politica la strada da seguire per uscirne e bene ha fatto la Regione nel coinvolgere le altre regioni interessate per avviare un dialogo con Roma e con Bruxelles e intervenire sul punto. Politica, non tecnica. Il tecnico segue la norma. Si muove, al più, interpretandola ma qui c’è davvero poco da interpretare. La realtà attuale, dopo la sentenza del Consiglio di Stato dà contro a una legge del suo stesso Stato per sposare la controversa direttiva Ue (siamo un Paese fantastico!), nessun dirigente o funzionario pubblico darà l’ok a un rinnovo di concessione. E visto che dopo il danno arriva sempre anche la beffa, ecco servito l’aumento dei canoni demaniali marittimi che mina l’intero settore.
In tutto questo marasma la situazione più complicata e più accidentata la stanno vivendo i bagnini che lavorano tra Falconara e Ancona nelle spiagge del centro, di Palombina Vecchia, Palombina Nuova, Collemarino e Torrette dove oltre che con il Demanio i concessionari hanno a che fare anche con l’Autorità Portuale. Per gli operatori la burocrazia si duplica. Va spesso in contraddizione. L’Ap per altro è ancora commissariata. L’Ammiraglio Pettorino, stimato militare conosciuto quando è stato al comando della Capitaneria nella Dorica, porta avanti l’ordinaria amministrazione. Il presidente designato, salvo ulteriori scherzi e sgambetti, è Vincenzo Garofalo ma l’iter che condurrà al suo arrivo ad Ancona è ancora lungo. Ci possiamo permettere di perdere tutto questo tempo? Ma soprattutto: ha ancora senso comprendere le attività balneari sotto l’Autorità che quelle portuali?
Sarà anche questa volta politica la strada da seguire per uscirne e bene ha fatto la Regione nel coinvolgere le altre regioni interessate per avviare un dialogo con Roma e con Bruxelles e intervenire sul punto. Politica, non tecnica. Il tecnico segue la norma. Si muove, al più, interpretandola ma qui c’è davvero poco da interpretare. La realtà attuale, dopo la sentenza del Consiglio di Stato dà contro a una legge del suo stesso Stato per sposare la controversa direttiva Ue (siamo un Paese fantastico!), nessun dirigente o funzionario pubblico darà l’ok a un rinnovo di concessione. E visto che dopo il danno arriva sempre anche la beffa, ecco servito l’aumento dei canoni demaniali marittimi che mina l’intero settore.
In tutto questo marasma la situazione più complicata e più accidentata la stanno vivendo i bagnini che lavorano tra Falconara e Ancona nelle spiagge del centro, di Palombina Vecchia, Palombina Nuova, Collemarino e Torrette dove oltre che con il Demanio i concessionari hanno a che fare anche con l’Autorità Portuale. Per gli operatori la burocrazia si duplica. Va spesso in contraddizione. L’Ap per altro è ancora commissariata. L’Ammiraglio Pettorino, stimato militare conosciuto quando è stato al comando della Capitaneria nella Dorica, porta avanti l’ordinaria amministrazione. Il presidente designato, salvo ulteriori scherzi e sgambetti, è Vincenzo Garofalo ma l’iter che condurrà al suo arrivo ad Ancona è ancora lungo. Ci possiamo permettere di perdere tutto questo tempo? Ma soprattutto: ha ancora senso comprendere le attività balneari sotto l’Autorità che quelle portuali?
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Sulla questione arretramento ferroviario Ancona continua a mostrarsi città miope che abdica di continuo alle sue responsabilità di capoluogo di regione. Quel che emerge dall’ultima seduta del consiglio comunale anconetano, nel corso della discussione su una mozione pro Arretramento presentata da un consigliere del Movimento 5 Stelle, è una città chiusa nella sua autoreferenzialità, specchio di un Pd dorico sempre più isolato anche rispetto ad altri autorevoli esponenti dello stesso partito come Matteo Ricci, sindaco di Pesaro che punta diritto verso lo spostamento dei binari, o come lo stesso ministro Dario Franceschini che addirittura rimedia – povero lui - le bacchettate dell'assessore Ida Simonella, lanciatissima verso il lungomare posticcio di Torrette e indifferente del destino dell'intera costa adriatica.
Ciliegina sulla torta, parla di trasporto merci quando la sua giunta nulla mai ha fatto, salvo annunci di tavoli dimenticati in una notte, per mettere attorno a un tavolo strategico il porto, l'aeroporto e l'interporto. Senza contare che quanto auspica – e cioè una linea Adriatica votata per il trasporto delle merci – porterà maggiori traffici e rumori dentro i centri urbani. Il che ci riporta al punto di partenza del Muro sul Mare. Senza garanzie, tra l’altro, che presto o tardi non torni in auge la contestatissima barriera fonoassorbente. Falconara si è sempre detta contraria al Muro e favorevole all’Arretramento. Quando la Regione Marche ci ha chiesto un parere lo abbiamo ribadito.
Nei prossimi giorni su richiesta della nostra amministrazione i Comuni della costa incontreranno l’assessore regionale al Trasporti Francesco Baldelli per fare il punto della situazione e sottolineare ancora una volta la necessità di lavorare fin da subito ma guardando lontano. All’appello hanno già risposto Senigallia, San Benedetto, Porto San Giorgio e Pedaso. Ancona? La risposta è nel voto sulla mozione di cui sopra.
Ciliegina sulla torta, parla di trasporto merci quando la sua giunta nulla mai ha fatto, salvo annunci di tavoli dimenticati in una notte, per mettere attorno a un tavolo strategico il porto, l'aeroporto e l'interporto. Senza contare che quanto auspica – e cioè una linea Adriatica votata per il trasporto delle merci – porterà maggiori traffici e rumori dentro i centri urbani. Il che ci riporta al punto di partenza del Muro sul Mare. Senza garanzie, tra l’altro, che presto o tardi non torni in auge la contestatissima barriera fonoassorbente. Falconara si è sempre detta contraria al Muro e favorevole all’Arretramento. Quando la Regione Marche ci ha chiesto un parere lo abbiamo ribadito.
Nei prossimi giorni su richiesta della nostra amministrazione i Comuni della costa incontreranno l’assessore regionale al Trasporti Francesco Baldelli per fare il punto della situazione e sottolineare ancora una volta la necessità di lavorare fin da subito ma guardando lontano. All’appello hanno già risposto Senigallia, San Benedetto, Porto San Giorgio e Pedaso. Ancona? La risposta è nel voto sulla mozione di cui sopra.