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Per la premessa torno a un paio di mesi fa: la vittoria dell’Amministrazione comunale uscente è senza equivoci e, diciamo la verità, è figlia dell’impegno giornaliero con cui la stessa si è spesa, senza soluzione di continuità, per tutti i cinque anni. I cittadini l’hanno capito ed è per questo che l’hanno premiata.- Al di di sopra di ogni altra esigenza, pongo una visione ampia e complessiva del territorio, al di là della sua angusta accezione strettamente comunale. Intendo con ciò e per iniziare la formulazione e il varo di un nuovo Piano Urbanistico, meno vincolante, all’altezza dei tempi, che sappia coniugare valorizzazione e salvaguardia dell’ambiente con lo sviluppo economica. Non vi può essere futuro credibile e concreto, se non si danno prospettive di impiego lavorativo e occasioni imprenditoriali alle nuove generazioni che producano reddito e sicurezza. Tutto il resto, benché encomiabile, rischia di sfumare se non dai certezze, stabilità, abbinate alle innovazioni organizzative e tecnologiche. Occorre aprire i confini comunali agli investimenti produttivi, soprattutto privati; anzi essi possono e debbono, in più di una occasione, andare in sinergia con quelli pubblici. Riconosco che sia davvero arduo mettere insieme e in connessione, nel caso falconarese, le diverse “pesanti” infrastrutture presenti (Aeroporto, Autostrada, Snodo Ferroviario) con le ineguagliabili bellezze naturali che, pure, sono presenti (Alveo della Foce dell’Esino, Parco del Cormorano, I diversi Laghetti seminascosti dalla rigogliosa natura, la spiaggia sempre accattivante, le magnifiche colline che sovrastano la città). Ma gran parte del tema del rilancio di questo “angolo di terra” è tutto qui!
- Le problematiche e le relative soluzioni sono affrontabili efficacemente e nel loro complesso, solo in una dimensione più ampia, che abbracci una serie di relazioni con tutte le altre realtà territoriali circostanti e soprattutto con il Capoluogo, da tempo incomprensibilmente troppo distante, quasi avulso dal contesto. Oggi, per farsi ascoltare, occorre avere una dimensione ampia e di una certa dimensione territoriale, oltre che di una significativa qualità propositiva. Possiamo ragionare, pur nel rispetto delle autonomie, come area vasta ed essere utili ad Ancona come essa può essere di aiuto a noi. Si pensi, solo per avere una idea, al quadruplicamento in via di attuazione della SS16, affermato e difeso in tempi recenti, con le unghie e con i denti, al suo prolungamento (ancora non finanziato) fino alla “Baraccola” e, quindi, al Sud, e alla connessione, ancora in divenire, alla connessione moderna ed efficace della Statale con i traffici portuali, oppure all’utilizzo, utile e calibrato, dello specchio di mare racchiuso dal Golfo Dorico. Si pensi a quanto potrebbe giovare il trasporto pubblico locale da un sistema di tariffe che consideri un tessuto abitato che si snoda fino a Montemarciano, fino a Chiaravalle, Camerata Picena, Agugliano e Polverigi anziché imporre i limiti di una mobilità antiquata fatta di urbano ed extraurbano. Si pensi a quanto si potrà fare, oggi che la sordità della vecchia amministrazione di centrosinistra è stata spazzata, per spenderci in favore dell’arretramento ferroviario che dia l’Alta Velocità alle Marche e consenta di ridisegnare mobilità metropolitana e rapporto delle città con il proprio mare.
- La necessità inderogabile di bonificare il terreno inquinato, ad iniziare dall’area della ex Montedison, che potrebbe essere impiegato per molteplici usi a beneficio della collettività. A ripensare, così come già previsto dal Prg, ad una progressiva riconversione della Raffineria (“gioia e dolori” per tutti), affinché non sia solo occasione di scontro incomprensibile fra diverse esigenze e, auspicabilmente, “piattaforma” per le attività di domani, gestibili sul versante energie rinnovabili.
- L’Aeroporto, visto come struttura avanzata che ci possa “traghettare” e “proiettare” con le rotte internazionali, punta avanzata verso l’Est Europeo e oltre. Da notare che l’avvento di Amazon nel territorio limitrofo cambierà sostanzialmente tutti i meccanismi che presiedono alla mobilità delle merci, dei servizi, ma anche delle relazioni internazionali in senso più generale. Anzi la presenza di Amazon impegna Amministrazioni Pubbliche e Imprenditoria Privata, soprattutto marchigiana, ad ampliare e arricchire servizi e investimenti delle più ampie specie. Agire, cioè, di iniziativa e non subire. Se ne avrà un beneficio in termini economici e di relazioni sociali, nonché turistiche.
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Da tempo, sembra da sempre a voler seguire le sensazioni, nella nostra cittadina il dibattito si inferocisce su varie questioni. Tra chi lo vuole bianco e chi nero, tra chi caldo e chi freddo, ci sono cittadini affetti da una malattia conosciuta come “benaltrismo”. I problemi sono sempre “ben altri” e si dovrebbe fare, appunto, altro anziché quello che l’amministrazione sta facendo. Si inaugura un negozio? “Ma lì non serve”. Si piantuma un parco? “Ma poi chi annaffia?”. C’è il mercato? “E io dove parcheggio?”. C’è l’estate? “Troppa gente in spiaggia, c’è confusione”. Sorvolando su quanti ambiscono all’eremitaggio o al trasferimento in qualche quartiere nuovo di Ancona occorre comprendere che una città per essere pulsante non può limitarsi alla sola offerta di alloggi dove dormire (in silenzio) ma deve poter abbracciare tutte quelle attività produttive che offrono bene e servizi, danno lavoro, creano profitti ed economia. Il momento storico non è dei migliori. In generale. Secondo i dati della Camera di Commercio la Provincia di Ancona, dallo scoppio della pandemia ad oggi, ha perso il 5,2% delle aziende attive. Falconara non fa eccezione e il calo più evidente che si riscontra è tra le attività commerciali al dettaglio o all’ingrosso: le chiusure imposte per contrastare la pandemia e i successivi aumenti dei costi energetici presentano un saldo di -140 attività mentre sono rimasti pressoché stabili i settori delle costruzioni, del manifatturiero e le attività turistiche e della ristorazione. In tutto parliamo di 2189 aziende che danno lavoro a oltre 6.700 addetti. Non ci sono solo ombre. Negli ultimi tempi abbiamo assistito a numerose nuove aperture. Molte di queste, soprattutto di medio grandi dimensioni, hanno riguardato il Quartiere Stadio e questo da una parte ha consentito di recuperare vecchie aree produttive dismesse e in degrado, incrementato il giro di affari per chi già era presente, reso maggiormente appetibili gli spazi ancora a disposizione ma ha anche aumentato i volumi di traffico e di disagi per la popolazione residente. Noi siamo dell’idea che un capannone attivo sia foriero di nuovi posti di lavoro e ricchezza per la nostra comunità. Ovvio che i servizi debbano andare di pari passo a partire dalle infrastrutture viarie.
Per questo pensiamo di realizzare una bretella tra la zona industriale di via del Consorzio e la Statale 16 per dare un’alternativa a via Marconi e bypassare il centro del quartiere. L'opera è già stata concordata con le Ferrovie dello Stato nell'ambito delle compensazioni relative al più generale progetto del Bypass e ci consentirà inoltre di rendere più attrattiva la stessa via del Consorzio. In questi anni la risistemazione dei fossi, chiesta con forza e finalmente ottenuta dal Consorzio di Bonifica, ha fatto maturare i tempi verso la realizzazione di casse di espansione. Tutto ciò ci permetterà di riavviare il Piano di Insediamenti Produttivi, ora ostacolato dal Pai, il piano di sicurezza contro le esondazioni. Attraverso i Pip di via del Consorzio daremo la possibilità di insediamento a nuove attività artigianali e della piccola/media impresa, anche commerciali. Il che, lungo la direttrice che conduce l’aeroporto internazionale, può rappresentare anche un’opportunità per le grandi griffe del Made in Marche di avviare Outlet Village a portata di volo e anche a pochi chilometri di distanza dai croceristi che sbarcano nel porto di Ancona.
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La campagna elettorale impazza e tra tanta approssimazione e rincorse utopiche le balle più colossali si sentono quando si tira in ballo il magico mondo del turismo. I più si rifanno agli anni '20, a quella Falconara "Perla del Golfo Dorico" che attirava turisti soprattutto turisti romani e umbri per la possibilità di arrivare in treno alla stazione e di soggiornare a due passi dal mare. Un turismo "stanziale" che, quando si è maggiormente sviluppato nel Dopoguerra, quando, soprattutto negli anni 60 e 70 con la diffusione della mobilità privata, ha portato alla cementificazione della costa (nelle Marche il 45% del suolo a 300 metri dalla costa è occupato secondo i dati Ispra che ci vedono secondi solo alla Liguria) e al profilerare di palazzoni alberghieri sui lungomare. Le città maggiormente turistiche - per numero di arrivi e presenze - Senigallia e San Benedetto del Tronto sono lì a testimoniare quanto appena descritto attraverso il loro skyline. Al netto di ciò che è stato (e che NON sarebbe potuto essere da noi anche, checché ne dicano i più, al netto della presenza della Raffineria per, ovvio, l'assenza di un lungomare) il mio interesse è rivolto a ciò che potremo essere piuttosto a quel che siamo stati. Per farlo è necessario svegliarsi dal torpore delle suggestione del passato e interpretare il nuovo modo di essere dei vacanzieri del terzo millennio. Soggiorni meno duraturi, più mobili e alla scoperta del territorio, vicino al mare ma alla scoperta di tutto ciò che è cultura, esperienza, particolarità locale. Il viaggiatore di oggi cerca la sua meta sui social attraverso suggestioni: 30 secondi di video emozionale per diventare una meta. Ecco che allora Falconara ha tutta le caratteristiche per rispondere ottimamente alla primarie delle esigenze: quella logistica. Siamo centrali rispetto alle Marche, ben serviti e con qualche chicca di sicuro interesse attrattivo, vicini a tutto ciò che c'è da vedere e da scoprire fuori dai nostri confini nella bella terra marchigiana eppure pronti a offrire una giornata "entro le mura".
Il futuro è questo tipo di turismo micro. Non l'albergo da centinaia di camere ma il sistema dei b&b, delle country house, delle stanze, degli affittacamere, della ricettività diffusa. Non ci credete? Eppure, tornando alle nostre due regine del turismo, Senigallia ha perso negli ultimi 10 anni quasi il 4% dei posti letto nelle strutture alberghiere e raddoppiato quelli degli esercizi extra alberghieri, mentre San Benedetto ha perso un quinto della capacità d'alloggio alberghiero a fronte di una crescita del 28% di quella extra. Sono gli stessi dati Istat che indicano per Falconara una crescita sia dei b&b (raddoppiati negli ultimi 10 anni) sia degli alloggi turistici (+43%). Sono un eretico se parlo di turismo a Falconara? I numeri non mentono. Per questo pensiamo che si debba investire anche in turismo che significa servizi, decoro della città, possibilità per i privati di investire in attività commerciali, iniziative ed eventi, investimenti sul patrimonio storico e architettonico.
Nel nostro programma, con il quale ci sottoponiamo al giudizio inappellabile dei cittadini, trova spazio quest'ottica completamente rinnovata che vuole incoraggiare implementare e riqualificare la ricezione alberghiera. Pensiamo che si debba aumentare l'offerta soprattutto in prossimità dell’aeroporto, sfruttando il rinnovato dinamismo dello scalo. Crediamo che non ci sia solo la spiaggia ma che possiamo vantare bellezza e pace nelle colline circostanti, habitat naturali dove poter passeggiare a piedi o in bicicletta, fare birdwatching. Pensiamo che b&b e affittacamere di buon livello possano ridare smalto e vitalità al centro cittadino. A eventi di punta come Falcomics intendiamo aggiungere una Festa della Musica dedicata ad artisti emergenti, un Summer Fest con musica, cabaret, street food marchigiano e ospiti tra i vari parchi cittadini, il centro e la spiaggia. Una Falconara da vivere di giorno e di notte tra iniziative pubbliche e private. Siamo convinti di poter raggiungere questi risultati. Alla faccia dei disfattisti, dei "meglio male", di chi da oltre 20 anni non fa che tirare fango anziché lavorare per risolvere problemi e migliorare.
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Affrancati con merito una settimana prima del previsto dalle beghe della campagna elettorale qua a Falconara guardiamo con estremo interesse l'evolversi delle vicende anconetane dove oggi, come prima mai era successo, il centrodestra è avanti nei voti rispetto a un centrosinistra che da sempre amministra la Dorica. Silvetti contro Simonella? A prescindere da chi sarà il vincitore, le questioni sulle quali discutere tra noi e loro sono tante. Dalla gestione dei rifiuti alla spiaggia, dalle manutenzioni delle strade comuni alle frazioni confinanti in area rurale. Non si può tuttavia non notare che Ancona, gestita come lo è stata nel suo recente passato, si è sempre più chiusa in sé stessa recitando male il ruolo che le è stato assegnato di Capoluogo di Regione. Che non si limita al solo ospitare i palazzi della politica, delle agenzie o delle Istituzioni in generale ma, in generale, a guidare i processi di trasformazione del territorio alla ricerca del bene comune e del progresso.
Quanto avrebbe fatto bene a tutti quanti un'Ancona capace di recepire le istanze del territorio, tradurre il tutto in azione politica e guidarne i processi su ampia scala? Tantissimo. Quando si parla di strategia territoriale che non c'è, a mio avviso, è proprio qui il punto debole. Il problema adesso è che il gruppo di potere che sta alle spalle di Simonella non ha alcuna intenzione di mollare. Negli ultimi giorni si torna a evocare la tenuta democratica e il pericolo fascista tanto che anche forze politiche che hanno contrastato Valeria Mancinelli, che per 10 anni sono stati presi a pesci in faccia dalla stessa, ora diventano alleati o comunque più teneri rispetto al mese scorso. è il caso dei Verdi e di Altra Idea di Città, forze che si sono battute per anni su temi come il sì all'area marina protetta del Conero, la ripartura della stazione marittima per la metropolitana di superficie o il no alle grandi navi da crociera e che ora accantonano le bandiere per correre in soccorso a Ida Simonella.
Che potremmo ribattezzare "Ira" visti i toni sprezzanti che ha usato fin dai primi giorni contro Daniele Silvetti, una vera grande novità che potrebbe restituire ad Ancona il suo protagonismo. Non è un caso se il candidato sindaco di centrodestra abbiamo fatto il pieno di voti nelle frazioni o nei quartieri popolari. Sono convinto che qualità come capacità di ascolto, visione, gestione dei processi decisionali che Silvetti ha dimostrato in questi anni alla guida del Parco del Conero (dove come prima di lui nessuno mai ha messo d'accordo ambientalisti, agricoltori, amministrazioni comunali e associazioni) possano essere riportate su una scala più ampia. Ne trarrebbe enormi benefici Ancona. E con essa tutto il territorio.
