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Vi spiego in due parole gli "asfalti elettorali"
Li chiamano "asfalti elettorali". Oppure "opere pubbliche acchiappavoti". Succede a ogni elezione. L'amministrazione uscente dice ciò che ha fatto. Gli avversari accusano di non aver fatto nulla per 4 anni e di essersi concentrati tutto sull'ultimo per fare bella figura. Per coloro che non hanno mai avuto esperienze amministrative pesa l'inesperienza. Se ad attaccare è invece chi ha masticato, anche dall'opposizione, un po' di consiglio comunale allora è malafede. In mezzo c'è il cittadino che, spesso preso da altre beghe, non si interessa di cosa faccia in realtà l'amministrazione comunale se non quando è il momento di andare a votare. Non tutti, sia chiaro. Ma per molti è così. È solo conoscendo che ci si può fare un'idea. Positiva o negativa, non importa. Purché sia ponderata e poggi su solide basi che non siano informazioni di quarta o quinta mano. Ho letto commenti che criticavano la nostra candidata sindaco Stefania Signorini sulla riqualificazione dell'ex cinema Enal di Castelferretti e su quella della palazzina di via IV Novembre in centro a Falconara. Opere che, intanto, saranno inaugurate dal futuro sindaco (chiunque esso sia) come anche la rotatoria tra le via Ville, Volta e Barcaglione. Ma poi, avete idea di quanto possa durare un iter burocratico nella nostra Italia dei gangli e della scartoffie? Dall'idea al taglio del nastro è un'avventura fatta di continue insidie, ostacoli, spiragli che si aprono e si chiudono in velocità. Al netto dei disastrati conti pubblici falconaresi che troppo spesso molti tendono a dimenticare.
Vi faccio l'esempio dell'ex Cinema Enal. Del recupero di quella zona se ne parla almeno dal 2003. Io non avevo ancora ripreso a fare politica, per dire. Quando siamo arrivati, nel 2008, la situazione era bloccata. Noi, nonostante le macerie lasciateci dalle amministrazioni di centrosinistra, abbiamo intuito la bontà dell'opera a servizio della realtà castelfrettese e ci siamo attivati per reperire fondi e andare avanti. Ora, sì, solo ora, siamo arrivati a un passo dal traguardo. Dovevamo fermare i lavori perché siamo nell'anno delle elezioni? Nel 2013, nel corso delle precedenti elezioni, alla solita solfa degli "asfalti elettorali" risposi che l'anno prima avevamo fatto almeno 400 interventi tra richieste dei cittadini e segnalazioni dirette dalla Polizia Locale. Si poteva fare di più? Avrei desiderato, perdonate il narcisismo, far approvare definitivamente il piano per il Centro Storico. Al momento siamo solo alla prima "adozione" da parte del Consiglio Comunale e mancano ancora due step. Spero si vada avanti. Oppure avrei voluto superare la fase autorizzativa del risanamento dell'area ex Montedison dove siamo ancora in fase di approfondimento, sia pure avanzata. Tutto ciò per dire che nulla è lasciato al caso o alle voglie insane (elettoralistiche) di qualche amministratore, ma tutto è il frutto di un lungo lavoro, sempre di equipe, complesso e spesso di alta qualità. Amministrare la cosa pubblica non è per tutti anche al netto delle immancabili farraginosità burocratiche. Tutto questo per dire che ogni opera ha bisogno di competenza e tenacia. Non ci si può improvvisare. Bisogna informarsi. Verificare le informazioni che vengono fornite. Tutte. Anche questo mio post :)
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Quarant'anni per una strada non sono bastati, quando e se la apriremo sarà già "vecchia"?
Quando è stata realizzata negli anni '70 già pareva antiquata. Così insufficiente rispetto a quelli che erano allora i volumi di traffico che dopo nemmeno una decina di anni si iniziò a parlare di portarla tutta a quattro corsie. Sto parlando della variante alla Strada Statale 16 che oggi, dopo 40 anni, è ancora al suo stato originale e ha recentemente ricevuto l'ennesima bocciatura da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici a Roma. Di cosa parliamo? Di circa quindici chilometri che dall'altezza della Raffineria Api raggiungono la Baraccola di Ancona passando dietro i due centri urbani collegandosi con l'autostrada A14 ma anche con la Strada Statale 76 in direzione Perugia. In poche parole l'infrastruttura nevralgica che tutti voi conoscete. Che viene percorsa dai mezzi pesanti diretti o in uscita dal porto di Ancona, dai pendolari della Vallesina diretti verso il capoluogo. Che collega il porto, con l'aeroporto Raffaello Sanzio e l'Inteporto di Jesi. Pochi anni fa l'Anas calcolò 1 milione e 100mila passaggi durante l'esodo estivo. Alzi la mano chi non ci si è mai trovato bloccato in coda. Per il primo tratto da Falconara a Torrette (7 chilometri) c'è uno stanziamento di 233 milioni di euro ma il progetto presentato da Anas non ha trovato il parere favorevole del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Lo scorso anno la bocciatura fu motivata dalla presentazione di un progetto datato, che risaliva agli anni '90 e non era adeguato alle nuove normative. I tecnici Anas si sono rimessi sotto per cercare di superare le obiezioni ma non c'è stato nulla da fare e sono arrivate ulteriori prescrizioni. Anas ora ha deciso per l'esproprio di altre aree perché andranno ampliate le gallerie (Orciani e Barcaglione). Si viaggia in punta di interpretazione della norma e questo frena maledettamente un'opera più che necessaria. Il Cslp, lo scorso gennaio, è arrivato anche a chiederci di prevedere un esame costi/benefici. È evidente che a Roma non abbiano la più pallida idea di dove si trovi la variante, di quale traffico giornaliero accolga e di quanto ci sia bisogno di questo ampliamento che, assieme all'uscita dal porto, può risolvere i tanti problemi infrastrutturali di cui soffre il nostro territorio. Ora, non dico che una supervisione romana non sia necessaria. Guai a realizzare un'opera inadeguata, magari pericolosa perché non si sono affrontate questioni geologiche per quanto riguarda, ad esempio, viadotti e gallerie. Ma non è possibile trasformare in palude ogni iniziativa. Con il rischio magari di vedersi sfuggire il finanziamento o, peggio, di approvare un progetto definitivo superato dalla realtà dei fatti, dall'aumento del traffico veicolare, come già avvenuto in passato. L'auspicio è che anche i parlamentari marchigiani si attivino per far partire questi cantieri. Al di là delle bandiere di partito. Perché un'opera necessaria non è di destra o di sinistra. Serve ai cittadini ed è questo l'unica cosa che conta davvero.
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Via Saline, l'impegno di un'amministrazione seria che sa dialogare e che sa fare
Chi ha disegnato confini comunali e strade, all'epoca, deve aver avuto una gran fantasia. Solo così si spiega quel budello di territorio anconetano che si insinua tra Falconara e Camerata Picena e fa "sua" una metà di via Saline. Metà per altro parallela alla strada. Se da Casine di Paterno vado verso Castelferretti, sono a Falconara. Se percorro la corsa opposta sono nella Dorica. Un tratto di strada che aveva bisogno di un intervento urgente e che non si sarebbe potuto fare senza dialogo con l'amministrazione comunale del capoluogo: che senso avrebbe avuto asfaltare una sola carreggiata? Ad ogni modo, questa via, un percorso alternativo alla variante e alla Flaminia negli anni negli anni si era ammalorata per via di tanti fattori: su tutti i camion della ditta che ha realizzato la terza corsia dell'A14 ma anche la neve, il gelo, le intemperie. La parte più disastrata è di 460 metri che abbiamo diviso (230+230) con il Comune di Ancona. L'altro giorno ero insieme al collega di giunta Matteo Astolfi e agli assessori anconetani Manarini e Foresi per firmare l'accordo. Entro settembre la strada tornerà a essere percorribile senza il pericolo di danneggiare le auto. Via le voragini.
Quello con Ancona è un dialogo che funziona e che andrebbe approfondito ad altri campi. Abbiamo in continuità due quartieri (Palombina Vecchia e Palombina Nuova) con le rispettive spiagge, via Barcaglione, via Castello di Barcaglione e, appunto, via Saline. Insieme siamo all'interno del sistema dell'Autorità Portuale e, sempre insieme, partecipiamo alle seduto del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per il progetto Anas di raddoppio della variante alla SS16. Tanti interessi comuni, nelle rispettive, legittime differenze, che affrontiamo con dialogo costruttivo. Altro che l'isolamento falconarese di cui parlano alcuni nostri avversari i cui partiti, in passato, erano arrivati a proporre di abdicare all'autonomia comunale per tornare a essere, come durante il Ventennio, una frazione anconetana. Noi continuiamo a preferire una rappresentanza cittadina in piena regola che possa dialogare alla pari con gli altri. E non diventare, come qualcuno voleva e magari qualcun'altro auspica, un territorio asservito ad altri interessi che non siano diretti dei cittadini.
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Andiamo oltre la certezza della pena e chiediamo la "certezza del rimpatrio"
“Ci vediamo presto”. Una frase, un avvertimento, pronunciato da uno straniero arrestato per resistenza dai carabinieri di Falconara ma con già, nel suo curriculum criminale, precedenti per droga e rapina. Detto mentre i militari lo stavano accompagnando al Cie di Torino per essere espulso. Frase che ci dà la temperatura di come leggi farraginose della nostra povera Italia siano percepite da chi delinque. Lo rivedremo? Lui non so ma è certo che di casi come questo ne sono piene le pagine dei giornali nelle cronache cittadine. Di pochissimi giorni fa la notizia di un ghanese, richiedente asilo, arrestato ad Ancona per spaccio e subito rimesso in libertà nonostante su di lui pendesse un decreto di espulsione. Lo stesso Oseghale dei fatti di Macerata era in Italia non si sa a che titolo. Non aggiungo altro perché l’elenco rischia di diventare chilometrico. Mi chiedo però, come amministratore locale, quale può essere la risposta di un Comune di fronte a questa situazione che, per troppo buonismo, rischia di trasformare la necessaria accoglienza a chi scappa da paesi poveri, in guerra, privi di diritti civili, in scontro sociale davanti all’impotenza dello Stato di regolamentare il fenomeno.
I rimpatri, come nel caso del “campione” di Falconara, dovrebbero essere all’ordine del giorno. La tendenza, invece, tutta politica, è quella di mettere la polvere sotto il tappeto. Ad Ancona il problema è del Piano, lontano dai quartieri bene. A Jesi c’è Portavalle. Dai noi, a Falconara, la percezione di insicurezza dovuta alla presenza di stranieri è più marcata nel centro cittadino dove si sono concentrate le famiglie. La stragrande maggioranza di queste persone ha lavoro, figli che vanno a scuola e pian piano si integrano con i nostri figli, con i nostri nipoti. Li si vede giocare in piazza Mazzini, andare a passeggio, praticare sport nella stessa squadra. Se per vari motivi l’integrazione è difficile (ma non impossibile, ovvio) per i genitori, arrivati da paesi lontani e con tradizioni diverse dalle nostre, con un approccio alla socialità lontano dal nostro modo di pensare, tendenti a restarsene in disparte in comunità chiuse piuttosto che aprirsi, per questi ragazzi l’obiettivo è molto più a portata di mano. Non si può, tuttavia, gioire e basta. Ne pensare che gli esempi virtuosi vadano a eliminare in automatico le storture. C’è un’immigrazione che delinque e che va estirpata.
Il richiedente asilo, in attesa, deve poter contare su tempi certi. Se delinque, deve essere espulso. Fisicamente, non basta una carta bollata. Stesso discorso per gli stranieri irregolari. O per i regolari, anche comunitari, che hanno scambiato l’Italia per un Bengodi dove tutto è permesso perché tanto nessuno paga. Ai cittadini non basta più la certezza della pena. Serve la certezza del rimpatrio coatto. Ovvio che un Comune, da solo, non può fare molto. Possiamo però metterci del nostro segnalando, come abbiamo sempre fatto, le situazioni dubbie alle autorità competenti mantenendo però ai primi posti la battaglia politica per chiedere alla Questura, misure più stringenti. Espulsioni. Punto. Perché la pazienza ai minimi termini porta con sé anche nocumento anche a tutti quegli stranieri che vogliono vivere in armonia la loro vita in questo Paese. E se questo porterà danno economico a qualche cooperativa connivente che con l’immigrazione ci fa affari, poco importa. I cittadini, ovvero tutti coloro che fanno parte di una comunità sociale rispettandone le regole, hanno sempre la priorità. Per tutti gli altri, occorre un inderogabile pugno di ferro.
ps. mentre vi scrivo arriva la notizia da Lecco dell'agente Polfer picchiato dal branco che poco prima sfotteva con lo slogan "Tanto siamo profughi, non potete farci nulla". Accendete i motori, facciamo loro cambiare idea con dimostrazioni pratiche di serietà.
ps. mentre vi scrivo arriva la notizia da Lecco dell'agente Polfer picchiato dal branco che poco prima sfotteva con lo slogan "Tanto siamo profughi, non potete farci nulla". Accendete i motori, facciamo loro cambiare idea con dimostrazioni pratiche di serietà.