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Buon 2018, Falconara: tempo di bilanci e di progetti per il futuro
L'anno volge al termine, è tempo di bilanci e prospettive per quello venturo. Voglio partire da una constatazione e lo faccio prendendo a prestito le parole del nostro sindaco Goffredo Brandoni. "I prossimi tre sindaci non potranno accendere un mutuo". È la pura verità e questo vi deve dare il metro di come le nostre casse comunali sono ben lontane dall'essere pienamente sanate. Il nostro è stato un lavoro importante che ha consentito di passare da un indebitamento di oltre 83 milioni di euro a circa 57 milioni in 10 anni. Tanto? Poco? Dalle macerie di come abbiamo trovato il Comune quando siamo arrivati al governo della città nel 2008 lasciamo questo: 26 milioni di debiti in meno senza aver intaccato i servizi, avendo garantito manutenzioni e lavori di riqualificazione e facendo fronte a risarcimenti milionari lasciatici in eredità insieme ai debiti senza dimenticare le varie emergenze climatiche (neve 2012, su tutte). E chi avrà l'onore e l'onere di sedere al nostro posto dopo le Elezioni comunali della prossima primavera dovrà fare i conti con questi dati ma avrà anche, da parte, un po' di progetti avviati da questa amministrazione sui quali lavorare. Il che non era né scontato, né facile negli anni della Grande Crisi e dei tagli dello Stato centrale agli Enti territoriali.
L'anno volge al termine, è tempo di bilanci e prospettive per quello venturo. Voglio partire da una constatazione e lo faccio prendendo a prestito le parole del nostro sindaco Goffredo Brandoni. "I prossimi tre sindaci non potranno accendere un mutuo". È la pura verità e questo vi deve dare il metro di come le nostre casse comunali sono ben lontane dall'essere pienamente sanate. Il nostro è stato un lavoro importante che ha consentito di passare da un indebitamento di oltre 83 milioni di euro a circa 57 milioni in 10 anni. Tanto? Poco? Dalle macerie di come abbiamo trovato il Comune quando siamo arrivati al governo della città nel 2008 lasciamo questo: 26 milioni di debiti in meno senza aver intaccato i servizi, avendo garantito manutenzioni e lavori di riqualificazione e facendo fronte a risarcimenti milionari lasciatici in eredità insieme ai debiti senza dimenticare le varie emergenze climatiche (neve 2012, su tutte). E chi avrà l'onore e l'onere di sedere al nostro posto dopo le Elezioni comunali della prossima primavera dovrà fare i conti con questi dati ma avrà anche, da parte, un po' di progetti avviati da questa amministrazione sui quali lavorare. Il che non era né scontato, né facile negli anni della Grande Crisi e dei tagli dello Stato centrale agli Enti territoriali.
Per vincere la crisi che ha investito in particolar modo il settore edilizio abbiamo iniziato un percorso, insieme ad altri 49 comuni, capofila Ancona, all'interno dell'Area Metropolitana Medio Adriatica e aperto una nuova discussione sul ruolo di Falconara Marittima all'interno di essa. Abbiamo coinvolto il mondo universitario per riuscire a cogliere fino in fondo le grandi trasformazioni che ci prepariamo a vivere. Soprattutto nella parte nord della città, quella più delicata ma, per via dell'abbandono post industriale, quella che più è alla ricerca di una nuova vocazione. Parte nord che, ovviamente, comprende anche l'ex Montedison. Qui, il nostro Comune lavora in stretta collaborazione con quello di Montemarciano. Stiamo condividendo modalità e obiettivi che puntando alla riqualificazione del sito non trascurano la bonifica di quei terreni inquinati. Il protocollo d'intesa sottoscritto lo scorso giugno ha definito i passi da fare per integrare il nuovo all'esistente: nuova viabilità, salvaguardia dei beni storici, integrazione con l'abitato di Marina di Montemarciano.
Altro progetto destinato a grandi stravolgimenti è quello del bypass ferroviario. Per affrontare questa sfida ci siamo rivolti all'Università Politecnica delle Marche per affrontare tematiche di rigenerazione urbana: la Città del mare nord, delle Infrastrutture e macrofunzioni, della rigenerazione. L’iniziativa ha prodotto numerose ed interessanti idee progettuali che sono state illustrate nel corso di un convegno e poi esposte nella Sala del Mercato. Come per il processo di riconoscimento di “Centro Storico” per l'area urbana un tempo detta Marina. Iter - che ci apprestiamo ad approvare in consiglio comunale - caratterizzato da una intensa attività di ascolto che ha coinvolto, oltre ai diversi assessorati e uffici comunali, anche i soggetti esterni attraverso incontri con le associazioni di categoria, associazioni civiche e cittadini. Uno degli aspetti innovativi è stato l’apertura di un punto di ascolto presso la Sala del Mercato Coperto che ora prosegue all’interno del Centro Pergoli che ha consentito lo scambio continuativo di informazioni tra il gruppo di progettazione e la cittadinanza. Visto quanto c'è sul piatto mi sento di dire che rimpiangere il passato non offre soluzioni per l'oggi e che dire sempre di no non pone basi per il futuro. L'augurio che mi sento di fare, dunque, a Falconara e ai falconaresi per l'anno che verrà è quello di continuare a saper affrontare le sfide che ci si pongono davanti. Con coraggio e autorevolezza.
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Siamo una città dinamica, lo dicono gli imprenditori che scelgono Falconara per la loro attività
Chiuso da 30 anni almeno, rinasce uno spazio in città. Forse un piccolo miracolo! Sulle ceneri di quel luogo meglio conosciuto come ex SuperGarage, vera infamia per questa città per come era ridotto, in via Rosselli, il prossimo 13 dicembre aprirà un moderno supermercato. Come amministratore non posso che essere soddisfatto per vari motivi. Il primo è che l'imprenditoria continua a scegliere Falconara, segno che la città è tutt'altro che depressa come qualcuno vorrebbe farci credere. Sono gli stessi imprenditori, attraverso le loro associazioni di categoria, a dircelo. Tempo fa, ad esempio, Confartigianato ha disegnato il quadro di un contesto che, pur ancora fragile per vie delle dinamiche nazionali, è comunque dinamico. Chiusure ci sono, è vero, ma ci sono anche tante aperture. Tanto che le statistiche ci mettono in cima alla classifica dell'intera area della Bassa Vallesina. Una realtà importante dunque. Diminuita rispetto al passato rispecchiando il trend nazionale che viviamo dal 2007, anno della grande crisi, fino a oggi ma che probabilmente ha saputo rispondere meglio di altri territori ai morsi delle depressione economica.
Abbiamo avuto anche noi il nostro assaggio di crisi – e la fermata della produzione alla Raffineria Api, mai successo in oltre 70 anni di attività ne è stato il simbolo più evidente – ma abbiamo un tessuto sociale che sa reagire. Reinventarsi, questa è la parola chiave. Nei servizi, nelle nuove tecnologie. Velocemente. Nel caso del nuovo supermercato, come amministratori, abbiamo fatto in modo di velocizzare il più possibile le scelte imprenditoriali. La pratica è stata seguita dagli uffici dal punto di vista urbanistico, dei permessi. Con celerità abbiamo provveduto a spostare e far rinnovare a Conerobus la fermata dell'autobus, togliendola da sotto in naso dei residenti di un grande condominio, che ora ha una nuovissima pensilina e dotando l'intera area di una razionale segnaletica verticale, fissa e lampeggiante, e orizzontale al fine di migliorare la sicurezza degli utenti in una zona molto popolata. In generale, da parte nostra, come amministrazione, abbiamo cercato di semplificare la vita alle aziende: abbiamo snellito il regolamento per le insegne per abbattere tempi e costi della procedura, abbiamo un'Imu al minimo per i locali commerciali nei quali i proprietari svolgono la propria attività e mi piacerebbe aggiungere la stessa misura per tutti coloro che affittano, lasciando la tassazione massima per quelli sfitti. Siamo riusciti, nonostante le difficoltà economiche, a mantenere invariate le tasse comunali come la Tari e abbiamo da poco lanciato incentivi per l'apertura di nuove attività commerciali e artigiane.
Va detto che in tempi di burocrazia imperante non è affatto facile amministrare. Noi ci vorremmo riuscire. Con un'azione tenace e costante che, nel tempo, porta risultati. Diffidate da chi vi promette la soluzione immediata. L'apertura in via Rosselli porterà nuova vivacità a quella zona e se vi state chiedendo dove potranno parcheggiare l'auto i clienti sappiate che l'attività ha pensato anche a quello con un garage sotterraneo. Non un caso isolato, comunque. Giorni fa si è rinnovato il supermercato in via Calabria a Palombina Vecchia. Oggi, venerdì 8 dicembre, farà altrettanto il parrucchiere all'angolo tra via Piemonte e via Palombina e, in centro, aprirà un nuovo locale: il Matinéé bistrot, all'angolo tra via XX Settembre e via Marsala. Il tutto mentre lo storico Bar Centrale e il Caffè della Piazza stanno rinnovando i propri locali. Un paio di esercizi che propongono alimenti bio o per celiaci sono già attivi da qualche tempo. Altri hanno variato sede ampliandosi. "Un contesto dinamico", quello che ci vuole per affrontare l'economia di questo particolare momento storico. Se poi come imprenditori abbiamo anche cittadini che hanno a cuore la città, che collaborano e organizzano iniziative per attrarre più persone, ecco che allora sento che abbiamo fatto bene il nostro compito. Che, in definitiva, è quello di accendere determinati meccanismi e far procedere tutto nella stessa direzione di sviluppo.
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Centri commerciali e bacchette magiche
Nei prossimi giorni, in qualità di assessore all'Urbanistica, parteciperò alla conferenza dei servizi chiamata dal comune di Camerata Picena per valutare il progetto di centro commerciale all'ex Mulino Americano. Falconara sarà presente insieme a tutti i Comuni confinanti perché la legge ci considera cointeressati all'impatto che una grande struttura di vendita può avere sul territorio. Ci presenteremo e diremo NO a questo progetto. I motivi sono vari. In linea generale non sono contrario ai centri commerciali che, se ben inseriti nel tessuto sociale, prevedendo collegamenti con la realtà cittadina, con le associazioni di categoria (artigiane e industriali per la sua realizzazione, commerciali per gli spazi interni di vendita) posso essere occasione di rilancio di un territorio abbandonato, di aree industriali dismesse alla ricerca di nuova vocazione. Ovviamente, vivendo noi in Italia, abbiamo a che fare con un mare di adempimenti burocratici, spesso in contrasto tra loro, soggetti alle più disparate interpretazioni da parte dei tecnici. I tempi si allungano a dismisura. Di Mulino Americano si parla, se la memoria non mi inganna, da almeno una decina di anni. Complessivamente l'intera opera impegnerebbe 130.000 mq di territorio, comprensiva di svincoli sulla Superstrada SS76, opere di regimentazione in rilevato di alcune aree esondabili, infrastrutture varie accessorie, in particolare parcheggi , viabilità di servizio e superficie netta di vendita di non meno di 25.000 mq. in zona Piane di Camerata Picena. Ora il proponente cerca di spingere sull'acceleratore senza però considerare alcuni adempimenti che, gioco forza, vanno fatti: Valutazione Ambientale Strategica, Valutazione di Impatto Ambientale e un Piano del Traffico per l'intera Area Vasta Della Bassa Valle dell'Esino, vale a dire, ad esempio, valutare tra noi (Falconara) e Chiaravalle quanti saranno i veicoli che andranno ad aggiungersi ai volumi già esistenti sulle nostre strade. Non ultimo manca, a nostro avviso, una vera pianificazione territoriale. In ritardo e raffazzonata rispetto ai crismi di legge. Che a Camerata abbiano la bacchetta magica rispetto ad anni di programmazione urbanistica necessari per avviare i grandi mutamenti del territorio? Noi alla magia non crediamo e diremo no anche per almeno altri 2 motivi: primo, perché ci sembra che con detta mega opera venga perpetrato un vero e inaccettabile dissesto del territorio e, secondo perché per tutti non c'è posto. Occorre operare delle scelte a prescindere da chi si siede al tavolo come amministratore pro tempore, al di là dei campanilismi.
Quello dell'ex Mulino Americano è affiancato al progetto di recupero dell'ex Sadam a Jesi e dal nostro (portato avanti insieme a Montemarciano) dell'ex Montedison. Aree accomunate da un passato produttivo, oggi abbandonato. La differenza sta nella portata dei progetti. Mentre il Mulino si presenterà come un centro commerciale fine a sé stesso, Sadam e Montedison sono previsti ulteriori utilizzi con ricadute benefiche in tutta la vallata dell'Esino. L'ex Sadam, ad esempio, prevede anche un utilizzo terziario e produttivo, in linea di continuità con la Zipa e all'avanguardia per quanto riguarda ricerca, nuove tecnologie, incubatori di imprese 4.0. Falconara? Insieme a Montemarciano cerchiamo di dare risposte a un'area che, oltre a essere Sin (Sito inquinato d'interesse nazionale) è riconosciuta anche come esempio di archeologia industriale dalla Soprintendenza. Il progetto, anche commerciale, nel nostro caso rende sostenibile economicamente un intervento di riqualificazione di circa 30 ettari di territorio che prevede anche la realizzazione di un auditorium, la ricostruzione delle Arche come esempio di archeologia industriale, la circonvallazione di Marina di Monbtemarciano, ridando smalto urbano alla frazione, impianti sportivi nella parte non inquinata a monte della statale, un albergo rurale diffuso utilizzando le case agricole esistenti, piste ciclabili e aree pubbliche attrezzate, con interventi concordati con l'Anas anche sulla statale Adriatica, teatro di tanti incidenti gravi e mortali come le cronache degli ultimi giorni tristemente ci ricordano. La bonifica dell'area ex Montedison, il recupero della spiaggia antistante, avrà effetti positivi su tutta la costa e anche sui Comuni limitrofi come Senigallia. La sua valenza è stata peraltro riconosciuta dal tavolo di pianificazione dell’Area Metropolitana Medio Adriatica che lo ha inserito tra i Progetti Metropolitani individuati all’interno del “filone tematico H-Sviluppo delle funzioni strategiche in contenitori ed aree specifiche”. Non un semplice centro commerciale, come qualcuno vuole dare da intendere. Andate a vedere su "Amministrazione Trasparente" nel sito del Comune di Falconara per credere! È tutto alla portata di tutti. Gli altri possono dire la stessa cosa?
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Il Centro Storico è un'occasione di rilancio, siamo tutti chiamati a dare il nostro contributo di idee
"Il Centro è degradato", "Piazza Mazzini è in mano agli stranieri", "Non sembra neanche di stare in Italia". Quante volte abbiamo sentito dire queste frasi tra la gente? Lungi da me voler cavalcare onde di xenofobia. Sono del parere che i cittadini sono tali in quanto attori e animatori, con doveri e diritti, all'interno della città, voglio quindi sfatare questo modo di pensare. Lo faccio basandomi sui dati che recentemente sono stati resi pubblici dal pool di architetti che sta lavorando al progetto di Variante per il riconoscimento del Centro Storico di Falconara Marittima. Tra i sorrisini e gli sfottò, in verità di pochi, vi dico senza mezzi termini che il centro storico andava pensato e istituito decenni fa. Il nostro è un Comune che attende da troppo una sua dimensione di normalità e, se vi sembrano tanti, sappiate che 10 anni sono pochi per correggere tutte le storture di un territorio che si è sviluppato in fretta (e spesso male, in maniera caotica) senza badare ad altro. Ne è un esempio, su tutti, l'assenza per oltre 40 anni di un Piano di emergenza in caso di terremoto. Lo stiamo redigendo noi oggi perché chi ci ha preceduto ha fatto altro. Lavoriamo mentre attorno a noi si raggruppano quelli che ieri hanno speso senza realizzare, dicendosi oggi costruttori e altri che non distinguono un mattone da un bottone. Andiamo avanti e lavoriamo.
Dicevamo, centro storico. Intanto va detto che le attività gestite da stranieri, pur concentrare sulla Flaminia, rappresentano il 10% del commercio dell'area del centro: su 272 attività, appena 28 sono gestite da stranieri. Questa zona, che va da piazza Europa al sottopasso per Villanova, conta 3600 residenti. È stato calcolato che negli ultimi 16 anni i residenti del centro sono diminuiti dell'8,65%, in linea con quanto avvenuto in città dove la popolazione nel 2000 era di 28.471 abitanti contro i 26.331 calcolati al 31 dicembre 2016: -7,5% in 16 anni. Fuga da Falconara? Chi appena mette il naso fuori di casa e pensa che Falconara non sia una repubblica autonoma con mura divisorie a difesa dei confini o un'isola distante dal resto d'Italia, sa bene che il calo di residenti è generalizzato. Il Corriere Adriatico di lunedì 23 ottobre, nel riportare il rapporto Migrantes, evidenzia come la Provincia di Ancona conti oltre 35mila persone iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero. Lo scorso anno se ne è andato un migliaio di persone, il 26% in più rispetto al 2015. Esportiamo italiani, importiamo stranieri: nelle Marche dal 2000 sono aumentati del 337,7% (erano 41mila, il 2,8% della popolazione, oggi sono 140.340, il 9,1%). Falconara? Nel 2000 gli stranieri erano 736 e rappresentavano il 2,5% della popolazione. Oggi sono 2.513 e rappresentano il 9,5% dei cittadini. Se consideriamo che in tutta Italia gli stranieri sono passati dai 1.338.153 del 2000 agli oltre 5 milioni del 2016 con un incremento del 375% si capisce bene che il fenomeno esiste, è diffuso e va governato. Chi dice il contrario specula sulle paure e non centra il vero obiettivo che è quello di avere regole certe e pene sicure per chiunque si ponga fuori dal vivere in armonia in una comunità.
Di regole ma anche di opportunità è il centro storico che abbiamo in mente. L'obiettivo finale è il rilancio socioeconomico dell'area attraverso la valorizzazione del patrimonio storico e architettonico, la rigenerazione del patrimonio edilizio e la maggiore qualità allo spazio pubblico. Iter che ha coinvolto e recepito i suggerimenti provenienti da parte di operatori turistici, immobiliari, associazioni di categoria, culturali, singoli cittadini. In tutto circa 200 attori. Siamo convinti che cogliendo questa occasione, con questo riconoscimento, si possano creare le premesse per incentivare il risanamento, la ristrutturazione degli isolati, il rinnovamento e l’insediamento di nuovi esercizi commerciali puntando sulla specializzazione e sulla qualità. Nell’ambito di uno studio approfondito, il centro storico può favorire una razionalizzazione del piano parcheggi nel centro affinché siano meglio distribuiti e più funzionali migliorando la stessa viabilità.
Decisivo è il progetto complessivo che punti al migliorare il decoro delle vie e delle piazze. A tal fine, importante è l’intendimento dell’Amministrazione di defiscalizzare i vari canoni relativi all’insediamento degli esercizi commerciali e l’abbattimento significativo, almeno il 50% degli oneri di urbanizzazione secondaria, unitamente all’obbligo di reinvestire tali oneri negli stessi isolati oggetto di ristrutturazione. Altrettanto importante sarà razionalizzare, semplificare le procedure amministrative per l’apertura di nuovi esercizi e mettere limite alla proliferazione di alcuni edifici non tipici della nostra tradizione. Tutto ciò sarà possibile attraverso la formulazione di un piano particolareggiato che prenda in esame le esigenze e le peculiarità di ogni isolato e dei suoi residenti. Un percorso che quindi non dovrà chiudersi ma che, alimentato dagli imput dei cittadini del quartiere, proseguirà assieme al divenire del progetto. Sono fiducioso ed entusiasta del lavoro sin qui svolto e del suo sviluppo futuro. Quello di sabato scorso è stato l’ultimo atto di un lungo e complesso processo di partecipazione attiva della cittadinanza, delle categorie produttive e delle associazioni falconaresi che hanno contribuito assieme ai giovani tecnici incaricati, coordinati dall’architetto Giovanni Marinelli, a portare alla prima adozione in Consiglio Comunale di una carta urbanistica che possa dare slancio al centro e a tutta la città valevole per gli anni futuri.