Aeroporto, la saga del Sanzio nel Teatro dell'Assurdo

Aeroporto, la saga del Sanzio nel Teatro dell'Assurdo

airplane 7359232 1280Le ultime vicende che si sono avvitate attorno all’aeroporto fanno riaffiorare temi antichi e ne ribadiscono, in maniera sorprendente, la loro prorompente attualità. Riemergono passate vivaci discussioni, unite ad approfondimenti ed elaborazioni, dense di buoni propositi, solo parzialmente risolti. Tutti ricordano o dovrebbero ricordare l’eccezionale vitalità che ebbe l’aeroporto di Falconara e l’intera struttura ed organizzazione aeroportuale in occasione della Guerra dei Balcani. Certo, non fu un bel periodo per quei luoghi e per quelle popolazioni. Anzi davvero nefasto, immerso in una crisi internazionale, di carattere addirittura planetario. E le recenti vicende belliche stanno a testimoniare, sia pure in via indiretta, che non son del tutto in via di superamento. Ma la Storia (Magistra Vitae) anche negativa, sta lì, a ricordarci che può darci dei preziosi suggerimenti e aiutarci a scoprire nuove vie per soluzioni consone ed adeguate.

Con ragionamento diverso, ma sostanzialmente parallelo, Ludovico Scortichini, Presidente di Confindustria Turismo, ricorda (v. Corriere Adriatico del 30/10 u.s.): “Ancona è sì o no la porta dei Balcani? Il suo Porto è sì o no il Porto dei Balcani?” e più avanti “Perché non disegnare la Dorica come hub di quella penisola dell’Europa Orientale delimitata dal Mar Adriatico, dal Mar Nero, di Marmara e dall’Egeo? Si genererebbe una alleanza che potrebbe produrre dei vantaggi”. Come non convenire con tali osservazioni? Il tutto non solo e non tanto in chiave solo turistica, peraltro non disprezzabili, ma nell’ambito di relazioni commerciali globali, interessanti e poliedrici investimenti produttivi, contatti diplomatici, contaminazioni culturali di grande spessore. Tutto ciò, mi chiedo, è stato preventivamente pensato, programmato e messo in pratica dai vari Enti preposti, in campo regionale e nazionale? In carenza di ciò qualsiasi progettazione è destinata a improbabili traguardi. Una siffatta impostazione non è ben chiara, sulla scorta delle scarne notizie a disposizione. Se si creano, ripeto preventivamente, valide prospettive ed opportunità economiche e interessanti business, concreti e misurabili, la questione della identificazione ed utilizzo dei più opportuni vettori aerei diventa, a mio giudizio, del tutto secondaria. Ci sarà, pur sempre, una Società seria, solida, affidabile e ben organizzata disponibile a misurarsi con un coerente effettivo servizio! Non si potrà certamente verificare che i bandi vengano disertati o, peggio ancora, con un solo contendente!

L’Aeroporto delle Marche raccoglie un significativo bacino di utenza per quanto riguarda il traffico passeggeri. I benefici di un aumento dei passeggeri in partenza, ma, soprattutto, in arrivo allo scalo marchigiano si riverserebbero esponenzialmente nel territorio tramite un indotto fatto di tour operator, alberghi, ristoranti, centri commerciali e altro ancora. Il territorio delle Marche, Leader all’interno della Macro Regione Adriatico-Jonica, potendo offrire una rara combinazione di attrattiva turistica e industriale e la base di un vero e proprio “Sistema Regione”, di cui le infrastrutture di trasporto, tra cui l’Aeroporto è una componente principale, e non la sola, costituiscono un imprescindibile volano, se non addirittura il motore. Nel settore del trasporto, infatti, l’offerta può condizionare pesantemente la domanda. Nessuna impresa, tour operator o industria manifatturiera che sia, sarà interessata ad investire nel territorio marchigiano, se non esiste una già consolidata rete di trasporti che possa assisterla.

Tuttavia alla fine la miglior attrice sul palcoscenico del Teatro dell’Assurdo è sempre la burocrazia. Non se ne esce e, anche nel nostro caso, la disputa tra Regione Marche e Atim da una parte e Aeroitalia dall’altra, disfida dell’ala che si sta disputando sulla pista del Raffaello Sanzio, infiammando le cronache di questi giorni, essa è la prima imputata. Seguite il ragionamento. In Italia viviamo in uno stato di elefantiasi burocratica capace di paralizzare, di schiacciare tutte le iniziative. Quante critiche abbiamo sentito negli anni passati per il Codice degli Appalti, di recente modificato dal Governo? Quanti adempimenti deve onorare un imprenditore per poter operare? Quanto costa ai Comuni e quindi ai cittadini. La Cgia di Mestre lo scorso anno stimava in quasi il 27% l’incidenza della burocrazia sul totale della spesa corrente nei Comuni marchigiani. Sempre da Mestre ci dicono che l’eccessivo numero di pratiche richieste costa alle imprese italiane 57 miliardi di euro ogni anno e che le Marche, dal punto di vista dell’efficienza amministrativa sono al 149esimo posto su 208 in tutta Europa (la prima delle italiane è la Provincia di Trento al 100esimo posto, tanto per capirci).

Veniamo ora al Sanzio e ad Aeroitalia. L’azienda ha vinto, da unica partecipante, il bando Enac per i voli di continuità. L’attività della compagnia, tuttavia, era già nota, in negativo, per le vicissitudini di Forlì (collaborazione interrotta dalla società di gestione dell’aeroscalo per inadempienza tra voli cancellati, ritardi, eccetera) e per quelle in Sardegna (con Federalberghi sulle barricate per gli stessi motivi). Fatte tutte queste considerazioni, sono anche convinto che Enac abbia svolto la gara ligia alle normative vigenti. E proprio per questo credo che se dopo tutti i Durc, i pareri Anac, le visure, i certificati giudiziari e antimafia e i carichi pendenti del mondo e tutta la restante mole di carta che occorre presentare per partecipare a un bando di gara pubblica il risultato è questo allora è chiaro che queste leggi non funzionano. Assolvono la forma, così da far stare tranquillo il burocrate di turno, ma non la sostanza. Che in questo caso ha la forma di un cittadino con la valigia in mano, fermo a scrutare un cielo che non potrà solcare. La politica ne prenda atto e sappia intervenire dove necessario per riportare il primato a un FARE, oggi detronizzato dall’APPARIRE. L’auspicio è che la Regione Marche abbia la forza di far volare anche quel cittadino e, allo stesso tempo, difendere con le unghie e con i denti gli interessi della comunità marchigiana.

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